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Sardegna, è tornata la foca monaca

Ecco lo studio dell’università di Milano Bicocca realizzato insieme a One Ocean Foundation nel canyon di Caprera a largo delle acque di Porto Cervo

Dalla scienza arriva una voce confortante per gli amanti delle bellezze naturali presenti in Sardegna. I risultati sensazionali di una ricerca tutta italiana sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. E c’è una buona notizia:  la foca monaca non solo non si è estinta, ma sembrerebbe che abbia fatto ritorno nelle acque sarde, proprio di fronte alle coste di Porto Cervo nel Canyon di Caprera. Il progetto scientifico denominato “Spot the Monk” è stato supportato da One Ocean Foundation, una delle organizzazioni più attive in tema di conservazione e tutela del mare. E per farlo ha fornito ai ricercatori  alcuni campioni di eDna ambientale raccolti presso il Canyon di Caprera. Dal 2019, infatti, One Ocean Foundation è attiva nell’area con diverse attività scientifiche guidate dalla Coordinatrice Scientifica della Fondazione, la dottoressa Ginevra Boldrocchi, finalizzate alla raccolta di dati per la tutela della biodiversità marina locale. Una delle attività di ricerca in corso comprende il campionamento del DNA ambientale effettuato su base mensile in più aree del Canyon. E proprio OFF attraverso gli studi della dottoressa Boldrocchi  ha potuto rafforzare l’iniziativa coordinata dalla dottoressa Elena Valsecchi dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Gruppo Foca Monaca APS per la pubblicazione di questo nuovo studio su Scientifico Reports, della rivista Nature, dal titolo “Playing hide and seek with the Mediterranean monk seal” (Giocare a nascondino con la foca monaca del Mediterraneo). Lo studio ha rivelato che la foca monaca è regolarmente presente nel Canyon di Caprera: sono stati riscontrati, infatti,  rilevamenti positivi in almeno due delle tre stazioni di campionamento. Nel complesso, i risultati del DNA suggeriscono che il Canyon di Caprera potrebbe rappresentare un’importante area di alimentazione e un “hotspot” per questa specie nel Mar Mediterraneo. I due studi sono estremamente importanti perché questa specie, la Monachus monachus, è una delle più minacciate al mondo e l’unica endemica del Mar Mediterraneo. Un tempo abbondante nel bacino, la foca monaca è stata eradicata dalla maggior parte del suo antico areale ben prima della Seconda guerra mondiale. Oggi le osservazioni dirette sono ancora relativamente poche e quindi la distribuzione della specie, l’uso dell’habitat e gli spostamenti rimangono poco conosciuti.  “Questo studio – come spiegato dai ricercatori –  si basa sull’analisi del DNA ambientale (eDNA) per rilevare la presenza della foca monaca in 135 campioni raccolti in 120 località del Mar Mediterraneo centro-occidentale, che si estendono per circa 1500 km in senso longitudinale e 1000 km in senso latitudinale. Un saggio qPCR specifico per specie recentemente descritto è stato utilizzato su campioni di acqua marina, per lo più raccolti durante il 2021 da un progetto Citizen Science (CS). La distribuzione dei rilevamenti positivi ha indicato sei “punti”. «Abbiamo rilevato sei “hotspot” – hanno poi proseguito gli scienziati – , ovvero aree in cui si raggruppavano più campioni positivi: uno include l’intero settore delle Baleari; uno nell’arcipelago toscano e nel versante occidentale dell’isola d’Elba ; uno nella Sardegna nord-orientale/orientale proprio a largo della costa di Porto Cervo; uno che abbraccia il complesso sistema di arcipelaghi che lambiscono la costa settentrionale e occidentale della Sicilia; uno nello Ionio occidentale e nel basso Adriatico e l’ultimo nell’alto Adriatico, intorno alla penisola istriana.

Davide Mosca

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CS Journal è la voce ufficiale del Consorzio Costa Smeralda, edito per i propri associati e per l’indotto turistico che ogni anno affolla le aree consortili di Porto Cervo. Un magazine formato tabloid che valorizza l’identità del Consorzio e tutte le realtà del territorio.