top

Popsophia “amati mostri”

Il mostruoso parla ai vizi e alle piccolezze di ciascuno. È stato il festival della maturità, POPSOPHIA “amati mostri”. Ecco il bilancio di un successo

È stato il festival della maturità, POPSOPHIA “amati mostri”, la paura ha una forza centrifuga e nel bilancio di chiusura si approda alla grande verità: il mostruoso parla ai vizi e alle piccolezze di ciascuno di noi, insegnandoci fin dall’infanzia a distinguere il bene dal male. E se si parte con l’idea del mostro come presagio si è finito con l’amore: poli opposti del tema del festival che a Pesaro ha toccato in 4 giorni un numero di presenze massiccio e costante fino all’apoteosi degli ultimi appuntamenti in programma. A salutare il pubblico il philoshow dedicato ai super cattivi della Disney, che inchioda l’attenzione con le esecuzioni della band Factory diretta da Anna Greta Giannotti e composta da Andrea Angeloni, trombone; Mattia Bastianelli, voce; Riccardo Catria, tromba; Gabriele Gelo Signorino, tastiera; Anna Greta Giannotti, chitarra; Ludovica Gasparri, voce; Mattia Leoni, batteria; Marco Martellini, chitarra e voce; Matteo Pantaleoni, batteria; Leonardo Rosselli, sassofono e Claudio Zappi al basso. Con la partecipazione della voce recitante di Stefano Tosoni.
Soddisfazione da parte dell’organizzazione di Popsophia per il successo di pubblico e di critica registrato. Complice un tema intrigante che ha saputo offrire spunti di riflessione e di approfondimento e relatori capaci di portare sul palco punti di vista inediti.
«Siamo partiti dall’etimologia, monstrum come presagio che dobbiamo interpretare – ha detto la direttrice artistica Lucrezia Ercoli, nel discorso di fine serata – con l’ossimoro “amati-mostri” abbiamo mostrato la fascinazione e la repulsione che queste creature esercitano su di noi.»
Intendere il mostruoso come capacità al di là dell’umano è stato il modo di condurre, attraversando i mostri di serie tv, videogame e cinema, alla dirompenza dell’amore, parlando di “festival della maturità”, la direttrice aggiunge: «Ci siamo resi conto, dal pubblico e dalle sue reazioni, che in questa edizione Popsophia ha raggiunto una capacità di essere pervasiva all’interno della società. La produzione di contenuti di Popsophia è ormai parte dell’identità della città e questa ci sembra la mission di una vera Capitale della cultura.»
Gli interventi di Davide Navarria, Tommaso Auriemma e Selena Pastorino infatti hanno evidenziato, attraverso esempi tratti dal capolavoro di Stephen King IT, dalla serie tv “The last of us” e Stranger things, come l’horror e la paura siano dimensioni non da allontanare, ma da accogliere. La serata di chiusura consegna una performance della band Factory a confronto con le iconiche musiche della Disney, con spettacolari arrangiamenti rimbalza tra i motivetti che canticchiamo fin dall’infanzia. Usando “Il gobbo di Notre Dame”, “La Sirenetta” o il “Re Leone” è Riccardo Dal Ferro a tracciare i ritratti dei cattivi, figure necessarie alla narrazione, che non sono altro da noi. E così pure Simone Regazzoni che sul palco “insieme” a Mike Wazowski, il personaggio verde di “Monster e co”, riesce a costruire quell’ardito parallelismo fra mito della caverna di Platone e mostri dei cartoni animati della Pixar.
Un festival di capriole nel buio, di spaventi della memoria che ci conduce, come un giro di giostra, in luoghi dove mai avremmo pensato di essere già stati.

Anna Maria Turra

About author