Nel suo centenario, la stella di Richard Avedon brilla sempre di più
Alla Gagosian di New York in “Avedon 100” sono in mostra gli scatti più belli con Marian Anderson, Marilyn Monroe, Dovima e un cast di performer della storia glamour degli ultimi decenni
Seducente e attento ai dettagli, Richard Avedon avrebbe potuto essere un regista di successo -e in un certo senso lo è stato. Sin dai suoi inizi nella moda fino allo sviluppo della ritrattistica, la sua fotografia consiste in esibizioni in scena con cui ha affascinato l’osservatore allora come oggi. Dalla sua morte nel 2004, Avedon non è stato mai dimenticato (tre dei suoi giganteschi “Murales” sono attualmente in mostra al Metropolitan Museum of Art). Adesso, “Avedon 100”, la mostra alla galleria Gagosian di Chelsea che segna il centenario della sua nascita, si avvicina alla sua eredità – e alla sua arte scenica – con una casualità tutta da afferrare. Per testimoniare il suo fascino, un gruppo di colleghi, amici, critici e celebrità – tra cui Raf Simons, Wynton Marsalis e i fotografi Rineke Dijkstra e Jeff Wall – ha scelto ciascuno una fotografia preferita per le pareti della galleria, che ospita 220 stampe in tutto. La mostra si apre con la serie di scatti di Marilyn Monroe, in tante pose davanti alla macchina fotografica nel 1957 e montate in una stampa del 1994. Monroe è “la” star, in grado di mettere in ombra montaggi simili realizzati da Avedon con Claudia Schiffer e Cindy Crawford, alle quali manca l’incandescenza alogena della stella di Hollywood. Dopo uno spettacolo, Monroe si era seduta esausta nello studio e Avedon (col suo tacito consenso) le aveva scattato un’ultima foto, il celebre di “Marilyn triste”. A causa della morte prematura della diva cinque anni dopo, questa immagine è considerata la sua espressione più autentica. Ma lo è davvero o è solo stanchezza fisica? Avedon preferiva fotografare persone che non conosceva, sperando di stabilire in una sessione fotografica “un’intimità senza passato e senza futuro”, paragonabile a “un incontro sessuale con uno sconosciuto in una stanza buia”, aveva detto a un intervistatore (citato nella biografia di Philip Gefter, What Becomes a Legend Most). Voleva qualcosa di eccitante ma superficiale. Ed è quello che ha ottenuto. Parallelamente, Avedon è stato impegnato tutta la vita nella lotta per i diritti civili, arricchita da una stretta amicizia con lo scrittore afroamericano James Baldwin, che risale ai tempi del liceo (il ritratto di Baldwin del 1945 è la prima foto della mostra). Molto sottile è il posizionamento di un ritratto di gruppo del 1963 delle Figlie dei Generali della Rivoluzione Americana (Daughters of the American Revolution) vicino al ritratto abbagliante della contralto Marian Anderson, che a causa della sua etnia era stata esclusa dall’esibizione canora proprio dalle Dar alla Constitution Hall di Washington. Nel 1963, Avedon stava fotografando per il libro Nothing Personal, co-scritto con Baldwin, e, insieme al ritratto Dar – che è composto ad arte attorno alle fusciacche delle donne ma che mostra la loro aria di condiscendenza privilegiata – ha fotografato i lavoratori per i diritti civili, che appaiono risoluti e coraggiosi. Una scossa più forte è data dal ritratto del 106enne William Casby, nato schiavo. Con il suo volto indimenticabile, duro come una maschera, Casby trasuda dallo sguardo la forza d’animo e la resilienza che il fotografo cercava. Avedon ha svalutato il suo corpus di opere più originale – gli scatti degli anni Quaranta e Cinquanta che mostrano abiti parigini – e ha chiesto di essere giudicato come artista esclusivamente per i suoi ritratti. “La ritrattistica è performance”, ha scritto, descrivendo candidamente il suo processo creativo. “Il punto è che non puoi arrivare alla cosa stessa, alla vera natura del soggetto, strappando via la superficie”. Ha aggiunto: “Tutto ciò che puoi fare è manipolare quella superficie – gesto, costume, espressione – in modo radicale e corretto”. Raramente le fotografie di Avedon sono noiose, ma sono quasi sempre superficiali: vedi i soggetti mentre si stanno esibendo per lui. Però le sue foto di moda sono deliziose. Uno dei suoi ritratti più profondi è quello di suo padre, Jacob Avedon. Jacob lo aveva intimidito fin da ragazzo; una volta ristabilita una relazione quasi filiale anni dopo, la tensione restava palpabile. Richard ha continuato a sentirsi non amato amore dal padre per tutta la vita.
Sibilla Panfili