A Verona l’omaggio a Robert Doisneau
E’ considerato sicuramente uno dei fotografi più influenti del ‘900 e gli scatti in mostra rappresentano cinquant’anni di attività
Il Palazzo della Gran Guardia ospiterà dal 15 novembre al 14 febbraio 2024 un ampia mostra dedicata a Robert Doisneau, curata da Gabriel Bauret e realizzata in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Verona.
La mostra ha lo scopo di raccontare nella sua totalità la vita e la carriera di uno dei fotografi più influenti del Novecento, le sue produzioni attraversano un’arco temporale di oltre cinquantanni, all’interno dei quali l’artista si destreggia in maniera sempre alternativa conquistando così la nomina di padre della fotografia umanista francese oltre ad andare a porre le pietre fondanti del fotogiornalismo di strada.
Con il suo sguardo Doisneau ci conduce tra le strade parigine e ci fa entrare nella quotidianità di questo frenetico luogo, regalandoci così un fermo immagine che sembra quasi rubare attimi di vita a chi viene immortalato. Tra i capolavori esposti, anche Le baiser de l’Hôtel de Ville del 1950, che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre i passanti camminano veloci e distratti. I protagonisti delle opere dunque non sono eroi idealizzati di una Parigi in preda al progresso e allo sviluppo ma bensì sono esemplificazioni, leggere e poetiche, dell’essenza di una città che come tante altre si può realmente raccontare solo grazie alle persone che la vivono.
Le fotografie ritraggono una città che non vuole troppo lasciarsi raccontare dagli altri perchè è in grado di parlare da sé, solo esistendo e noi, piccoli spettatori, possiamo cogliere la sua bellezza solo osservando con lo sguardo non giudicante di un bambino, uno sguardo che non si sforza di comprendere ma piuttosto si lascia trasportare da ciò che vede.
“Quello che cercavo di mostrare“– racconta Doisneau – “era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.
Viola De Colombi Bosetti